Rassegna stampa 2017 – Il Tirreno

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In un anno il reparto guidato da Donato Casella ha effettuato 370 interventi Nuova tecnica che permette il ritorno alla vita normale 24 ore dopo l’operazione

di Giulio Corsi

LIVORNO. 365 giorni fa non esisteva. Oggi la Breast Unit, il reparto di senologia degli Spedali Riuniti nato il 5 dicembre 2016 con l’arrivo da Careggi del primario Donato Casella, festeggia il primo anno di attività con numeri e soprattutto una qualità nell’approccio terapeutico e nelle cure, che hanno trasformato Livorno in un punto di riferimento non solo per tutta l’Asl Nord Ovest ma per tutta la Toscana, tanto che scelgono di operarsi qui molte donne provenienti da Siena, Arezzo, Firenze e Pisa. Fino all’anno scorso accadeva esattamente il contrario: le donne livornesi andavano ad operarsi a Cisanello o altrove.

370 INTERVENTI IN UN ANNO. Partiamo dai numeri: 370 interventi chirurgici, uno al giorno di media. Di questi 264 sono stati primi casi, cioé donne che hanno scoperto di avere un tumore al seno e si sono operate in viale Alfieri. In 85 casi si è trattato di mastectomie, in 179 casi di interventi conservativi. «Tassi in linea con i dati delle Breast Unit più accreditate a livello europeo», evidenzia Casella. Non solo: nel 95% delle mastectomie si è proceduto a una ricostruzione immediata, così come nel 90% degli interventi conservativi.

Un’attività intensa, anche inattesa – basti pensare che per il riconoscimento di Breast Unit basterebbero 150 interventi in un anno -, che ha avuto ricadute anche sulle altre attività dell’ospedale. Radioterapia, ad esempio: «Con l’arrivo di Casella la nostra attività è aumentata di gran lunga e quest’anno contiamo più di 200 mammelle irradiate», evidenzia il primario di radioterapia Manrico Bosio.

Gli altri 106 interventi effettuati in questi 12 mesi dalla Breast Unit sono stati invece casi di chirurgia ricostruttiva pura, nati dall’esigenza di una revisione estetica e funzionale di donne operate in passato.

UN’EQUIPE NATA DAL NULLA. Ma l’unità è nata e cresciuta anche come reparto: perché Casella si è creato dal nulla tutta l’equipe. Quando è arrivato, è stato assegnato alla sua unità operativa il chirurgo generale Leonardo Barellini, che in 12 mesi ha già effettuato 140 interventi da primo operatore. Poi sono entrati nel gruppo i giovani chirurghi Marco Marcasciano e Federico Lo Torto. È una dei punti di forza della senologia livornese, di cui Casella va da sempre fiero: la capacità di condividere le esperienze (in primis la sua esperienza di chirurgo oncologico maturata in oltre 20 anni a Careggi) e di formare i colleghi. Non è un caso che in questo anno l’equipe abbia firmato 14 pubblicazioni su riviste internazionali e abbia relazionato in vari congressi internazionali, interagendo coi principali gruppi di lavoro italiani.

L’INTERVENTO INNOVATIVO STUDIATO A LIVORNO. E d’altra parte proprio Casella e il suo staff hanno messo a punto un intervento innovativo che permette alla donna di tornare alla vita normale dopo sole 24 ore dalla rimozione di un tumore alla mammella attraverso la cosiddetta ricostruzione mammaria prepettorale “salva muscolo”, grazie

alla quale la senologia livornese è al centro dell’attenzione della comunità scientifica internazionale. La tecnica prevede la ricostruzione mammaria immediata dopo mastectomia con salvaguardia del Grande Pettorale che fino ad oggi veniva sacrificato per coprire la protesi.

(Fonte : Il Tirreno)

 


 

Ogni giovedì la discussione multidisciplinare dei casi di tumore

Se la Breast Unit funziona uno dei segreti è il cosiddetto Gom, il gruppo oncologico multidisciplinare, coordinato dal direttore del Cord Roberta Di Marsico. «È la gestione del paziente in modo multidisciplinare – spiega Di Marsico -. Un approccio che con Casella abbiamo sviluppato molto: ogni giovedì chirurgo, oncologo, radioterapista, fisiatra, anatomopatologo

si riuniscono e discutono come trattare ogni singolo caso». «La multidisciplinarità è fondamentale in tutte le neoplasie – ha aggiunto il primario di radioterapia Manrico Bosio -. In questo Livorno è all’avanguardia, i primi Gom sono nati qui col dottor Guido Atzeni».

(Fonte : Il Tirreno)

 


«Manca il rapporto coi medici di base»

Nel bilancio del primo anno di vita della Breast Unit di Livorno ci sono anche alcuni problemi irrisolti, «che dovremo affrontare nel 2018», dice il primario Casella. Due in particolare.

Il primo: il rapporto con l’area sud della provincia, vale a dire gli ospedali di Cecina e Piombino. «Non siamo riusciti ad integrarci con i colleghi», afferma candidamente Casella.

Il risultato è che mentre a Livorno arrivano donne da tutta la Toscana, molte pazienti da Cecina e Piombino vengono inviate a Pisa o in altre strutture, come accadeva fino al 2016 quando in viale Alfieri non esisteva la Breast Unit.

Una situazione paradossale, su cui Casella aveva già puntato il dito nei mesi scorsi. Ancor più se si pensa che il rapporto con le altre unità di senologia dell’Asl (Massa, Lucca e Versilia) funziona e potrebbe sfociare presto in una Breast Unit aziendale di area vasta.

L’altro nodo da risolvere è il rapporto con i medici di famiglia: «A parte il dottor Enrico Bianchi, molto presente nella Breast Unit, con gli altri non abbiamo alcun rapporto», accusa Casella. «È una questione

da affrontare: il loro coinvolgimento nel nostro lavoro è fondamentale». Casella lancia ai medici di base una proposta: «Siamo disponibili ad accoglierli nel nostro gruppo multidisciplinare che si riunisce ogni giovedì per trattare caso per caso le terapie per ogni paziente».

(Fonte: Il Tirreno)

 

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